Lettera a una ragazza di ventun anni
- redazionemillebatt
- 5 lug
- Tempo di lettura: 2 min
Mi sento in colpa.
È passato più di un anno, e ancora oggi porto dentro di me quel peso. Era una ragazza di ventun anni, giovane, bella, piena di vita. Aveva negli occhi la luce di chi crede ancora di poter cambiare il mondo, anche solo con un sorriso. Io ne avevo trentacinque, e il mio mondo era già appesantito da pensieri, responsabilità, ferite mai guarite.
Lei lavorava con me. Era la mia collaboratrice. E io l’ho trattata male.
L’ho sgridata per ogni cosa. Non accettavo nulla di quello che faceva. Non vedevo la sua voglia di imparare, né il suo impegno silenzioso. Vedevo solo la sua inesperienza, la sua spensieratezza, e forse… forse vedevo riflessa in lei una parte di me che avevo perso. E questo mi faceva paura.
Pretendevo che si comportasse come me, che capisse le cose al volo, che fosse precisa, forte, pronta.
Ma lei aveva ventun anni. Come potevo chiedere a una ragazza così giovane di essere quello che io ero diventata dopo anni di fatica, errori, cadute?
Oggi capisco che avrei dovuto tenderle una mano, non puntarle il dito. Ascoltarla, non zittirla. Abbracciare la sua voglia di crescere, non schiacciarla sotto il peso delle mie aspettative.
Il suo contratto è finito, e io non l’ho rinnovato. Non l’ho salutata come meritava, non le ho detto grazie. E adesso, ogni volta che ci penso, mi si stringe il cuore.
Questo non è solo un messaggio per lei, anche se spero che in qualche modo le arrivi. È un messaggio per tutte le ragazze che cercano di farsi spazio in un mondo che spesso le giudica invece di accoglierle.
A voi, ragazze coraggiose, chiedo scusa. E prometto: d’ora in avanti sarò diversa. Sarò guida, non giudice. Sarò sostegno, non ostacolo.
Perché nessuno è perfetto. Perché sbagliando si impara. E perché anche voi, a ventun anni, avete il sacrosanto diritto di sbagliare. E di essere amate lo stesso.








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