Una lettera di allarme: il bullismo nella scuola di mio figlio
- redazionemillebatt
- 26 set
- Tempo di lettura: 2 min
Buongiorno cari lettori di Mille Battiti.
Ho un bambino di 8 anni. Ogni giorno torna a casa e mi racconta, con il cuore pesante, ciò che subisce da un suo compagno di classe. Questo bambino, più grande e più alto di lui, lo prende di mira con parole cattive e umilianti:
“Non sai fare niente.”
“I tuoi genitori sono sciocchi.”
“Tua mamma non sa fare amicizie.”
“Tuo papà fa schifo.”
Frasi che forse a un adulto possono sembrare solo insulti, ma che per un bambino di 8 anni sono macigni difficili da sopportare. Mio figlio è arrivato persino a piangere in classe, davanti a tutti, colpito dalle parole pesanti di questo compagno.
Non è un episodio isolato. Già un anno fa, davanti ai miei occhi, ho visto questo bambino insultare mio figlio fino a farlo piangere. Credevo fosse finita lì, e invece continua ancora.
Come se non bastasse, le insegnanti hanno deciso di mettere i due bambini vicini di banco: potete immaginare quanto questo renda la situazione ancora più dolorosa. Mio figlio si sente a disagio, attaccato in ogni momento. Spesso gli vengono persino sottratti i materiali scolastici: penne, matite, piccoli oggetti che servono per studiare.
Ho scritto una lettera alle maestre. Attendo una risposta, attendo un gesto. Ma se nulla cambierà, sarò costretta a valutare il cambio di classe. E questo mi spezza il cuore, perché mio figlio ha creato amicizie sincere con altri compagni e allontanarlo sarebbe per lui un dolore ulteriore.
Vi confesso che mi sento stressata, impotente. Vedere mio figlio in difficoltà, e non poterlo aiutare davvero, è un peso che mi toglie il fiato.
Scrivo questa lettera come un allarme, perché nessun bambino dovrebbe sentirsi solo, deriso o umiliato dentro una scuola. La scuola dovrebbe essere un luogo sicuro, di crescita, di amicizia. Non un campo di battaglia.
Chiedo rispetto, ascolto e protezione. Non solo per mio figlio, ma per tutti i bambini che ogni giorno subiscono il dolore silenzioso del bullismo.
Una mamma.








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