NORA - Quello che non ha potuto dire
- redazionemillebatt
- 17 ott
- Tempo di lettura: 2 min
Capitolo 1
Tra apparenze e verità
A volte le persone più importanti della nostra vita entrano in silenzio. Non bussano. Non sorridono. All’inizio nemmeno piacciono. Io e Nora non siamo diventate amiche subito. All’inizio lei mi trovava snob – e forse lo ero. Io la trovavo chiusa, distante – e forse lo era davvero.
Venivo da una famiglia benestante. Una di quelle famiglie dove si impara presto a sorridere anche quando non si ha voglia, a vestirsi bene anche se non si ha niente da dire.

Nora, invece… Nora era arrivata da lontano. Non solo da un altro paese, ma da un’altra realtà. Un mondo dove si cresce in fretta e si parla poco. Dove l’amore si intuisce ma non si dice.
Dove la libertà è un sogno con troppi cancelli.
Portava con sé valigie leggere, ma un’anima pesante. Carica di cose viste troppo presto, di silenzi lunghi come inverni, di doveri imparati prima ancora di poter desiderare. Veniva da una famiglia che si portava dietro la fatica come un’eredità. Una stanchezza antica, che si leggeva nei gesti, negli sguardi, nei silenzi che dicevano tutto senza dire nulla.
Là, le emozioni si tenevano dentro. E la voce delle donne si abbassava, per non disturbare. La sua mentalità, all’inizio, mi sembrava chiusa. Sembrava aver costruito attorno a sé un guscio fatto di prudenza, di regole non scritte, di timori che io non riuscivo a comprendere. Stava al mondo come si sta in punta di piedi: a non chiedere, a non pretendere, a non farsi notare. Quando parlava, pesava ogni parola come se potesse costare qualcosa.
Ma il suo sorriso… Oh, il suo sorriso era come un raggio di sole in una stanza spoglia. Le guance si riempivano di due fossette che la rendevano improvvisamente dolce, vulnerabile, luminosa.
Un piccolo miracolo, ogni volta che le sfuggiva senza accorgersene.
Eppure, c’era in lei una grazia che mi spiazza. Una forza silenziosa, come quella delle piante che crescono nei luoghi più inospitali, trovando la luce anche tra le crepe. Non cercava approvazione. Non voleva essere vista.
E forse proprio per questo, fin da subito, non potei fare a meno di guardarla. Era bella, a modo suo. Con i capelli lunghi che spesso lasciava sciolti sulle spalle, e quel viso delicato che sembrava disegnato con una matita leggera. C’era qualcosa in lei che non si poteva spiegare. Solo sentire.
Camminava con le cuffie, lo sguardo basso, e una voce così calma da sembrare timorosa di disturbare l’aria.
Ci siamo trovate davvero solo al secondo anno. Studiamo entrambe le Lettere, con un percorso incentrato sulla scrittura e la letteratura artistica. Ma all’inizio sembrava che i nostri mondi non si sarebbero mai incontrati.
NORA-Quello che non ha potuto dire
Storia scritta da Mercedes Bardhi
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