CAPITOLO 2 All’università (seconda parte)

Mi girai verso di lei. I suoi occhi brillavano. Quella luce che hanno solo le persone felici. O forse solo quelle che sperano tanto in qualcosa, in un amore vero, in un sogno. 

— Robert è un ragazzo molto per bene — continuò — è tranquillo, sincero… mi fa sentire al sicuro. Mi sono davvero presa da lui.

Mentre parlava, sembrava una bambina felice. C’era qualcosa di tenero, disarmato, nei suoi gesti. Un modo nuovo di muoversi, di raccontarsi.

Sorrido.

— Sono molto contenta per voi — dicco con sincerità. E lo ero davvero, perché Nora meritava di essere felice.

Ma dentro, una piccola voce restava accesa, era Roberto che non mi convinceva, perché mentre stava corteggiando lei, lo faceva anche con me.

Questo già un anno, forse si era veramente affezionato a Nora, forse no? Avevo tanti dubbi su di lui. Ma non lo dissi. Non era il momento. E forse non era nemmeno giusto, distruggere quell’incanto che stava vivendo.

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Continuava a raccontarmi di lui. Ogni pomeriggio, tra un caffè e una pausa studio, mi parlava dei dettagli delle loro uscite: una passeggiata al parco, una pizza in quel locale minuscolo vicino all'università, un film visto insieme.

La ascoltavo. Sorridevo. E imparavo a conoscerla attraverso quei racconti.

Nora viveva in un convitto, poco distante dall’università. La sua famiglia era rimasta nella città dove era cresciuta, lontana da qui. Nora si era trasferita per studiare, da sola. Forse anche per questo si era aggrappata a quella storia con tutto il cuore. Robert era diventato il suo punto fermo, il suo calore quotidiano.

E io, in silenzio, cominciavo a sentire quanto stava diventando importante anche per me — non lui, ma lei, Nora.

Era uno dei nostri soliti pomeriggi al bar dell’università. Quel tavolino in fondo, accanto alla parete di vetro, era diventato quasi nostro. Ci sedevamo sempre lì, come se quel piccolo spazio sapesse custodire le parole che non potevamo dire altrove.