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Il Nome che ho scelto per rinascere
- Luisa Pesarin

- 13 giu
- Tempo di lettura: 1 min
Aggiornamento: 5 lug

Mi chiamo Anna. Non perché qualcuno me l’ha imposto, ma perché è il nome che ho scelto di amare, da quando ero bambina. Lo pronunciavo piano, quasi in un sussurro, come se dicendolo ad alta voce potessi romperne l’incanto. “Anna” — semplice, rotondo, pulito. Come un cerchio che si chiude, come un abbraccio che ritorna sempre. Non ero una bambina facile, ma nemmeno complicata, ero… altrove. Con gli occhi pieni di domande, un cuore grande come il cielo, e un silenzio dentro che parlava più di mille parole. Ero una bambina tranquilla, vissuta in un mondo protetto dai grandi, quei grandi che a volte non riuscivano nemmeno a proteggere sé stessi. Ma io… io il sole lo avevo dentro. Non mi serviva che brillasse fuori. Nel mio mondo, la realtà era spesso ruvida. Ma io la trasformavo. Una stanza vuota diventava un castello. Una lacrima, una stella da nascondere in un cassetto. I rumori forti diventavano melodie lontane. E la solitudine, un’amica immaginaria che mi insegnava a resistere.




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